RESTIAMO ROVER PER SEMPRE

 

Fonte: RS SERVIRE; 62,1‑2 (S)

 

Una delle caratteristiche dello Scoutismo - e forse uno dei segreti della sua vitalità - sta nel metodo progressivo di educazione. Esso risponde alle esigenze delle diverse età con adeguazioni valide ai bisogni del singolo: così il Lupettismo sa parlare al fantastico mondo della infanzia, lo Scoutismo ai grandi sogni di avventure del ragazzo, il Roverismo alle inquiete ore di decisivi orientamenti del giovane. Nello stesso Roverismo il Metodo dovrebbe essere impegnato nella scoperta progressiva della vita. Il Noviziato è ponte tra l'avventura giovanile e la esperienza Rover che deve sfociare poi nelle realtà definitive dell'uomo adulto. Il periodo Rover deve avere questo fine essenziale: preparare gli Scout ad essere nella vita uomini con un volto preciso e con determinate sensibilità. Se questo fino ad ora non è avvenuto o è avvenuto parzialmente, la colpa sta in una certa confusione di idee e nel modo di impiegare le energie disponibili. Terminato il Noviziato il Rover è buttato nei "Servizi" che lo legano e l'impegnano, o addirittura riceve sulle spalle il fardello di una Unità da salvare a "qualunque costo". Per pensare occorre una distensione spirituale, per scoprire occorre molta attenzione, per costruirsi occorre pazienza: invece nel periodo di GR tutto è tensione e affanno: lotta col tempo. Per questo gli incontri di Clan vengono lasciati per ultimo e le Uscite di Clan considerate eccessive o troppo faticose per chi ogni domenica è già largamente impegnato in qualche Unità. Così si arriva alla Partenza stanchi e col desiderio di poter essere liberi. Alla Partenza abbiamo perciò una duplice conclusione: alcuni (e sono i più) se ne vanno, altri (i meno) si fermano in qualche Servizio. Ed il distacco fisico dal clima Scout comporta un affievolirsi di alcune sensibilità, un imborghesimento progressivo, un guardare dal di fuori l'Associazione, scoprendone più i difetti che i pregi. Alla domanda che talora ci viene posta: "Che cosa avete concluso in 15 anni di Attività Scout? Quale influsso esercitate nel mondo che ci circonda?" non è facile rispondere. È certo che qualcosa di valido c'è, ma è disperso. Possiamo indicare quel professionista, quel Dirigente, ecc. che ha qualcosa di diverso dagli altri, ma forse oggi è troppo poco. Oggi occorrono testimonianze sempre più vaste e più unitarie. Ha ragione p. Bevilacqua quando afferma che non è sufficiente esaltare "un" santo quanto mostrare la forza di una santità che si manifesta in "tutta" la Chiesa, in "tutti" i fedeli. Nel lontano 1932 p. Maréchal O. P., aveva il coraggio di intitolare un suo libro Scouts de France et ordre chrétien per indicare quali mete debba proporsi un Metodo che sente di possedere eccezionali forze interiori: ordine cristiano significa determinare nella storia tutto orientamento ed una sensibilità di Valori. È su questa consapevolezza e volontà che i Capi Clan devono dirigere il loro sforzo educativo: fare cioè degli uomini che daranno un'impronta precisa all'ambiente nel quale la Provvidenza li vorrà condurre. Al di là degli aspetti contingenti Associativi (organizzazione, attività determinate) lo Scoutismo imprime in ciascuno un profilo morale. Esso si fonda sul senso dell'ottimismo. Lo Scoutismo è un Metodo nato da una visione cristiana dell'uomo e del mondo: tutto è stato redento, tutto è "novità".

Ottimismo

Ottimismo che significa credere nella bontà di ciascuno, anche se seppellita sotto gli atteggiamenti più sconcertanti. Bisogna aver accostato gli ergastolani per comprendere la verità delle parole di BP che ci ammonisce di scoprire in ciascuno un 5 per cento di bene. Anche l'uomo devastato dal male ha qualcosa di valido in sé. Ottimismo che fa guardare con fiducia al progresso della vita umana, alla evoluzione delle strutture sociali e fa sperare in una giustizia più largamente diffusa. Ottimismo che induce a sperare, ad un rispetto e ad una pace fra i popoli. È talora faticoso credere nell'uomo, ma occorre farlo, con un gesto di fiducia che spezzi ogni disillusione.

Concretezza

Lo Scoutismo ci ha educato poi per sempre al senso del "concreto". Ogni azione, ogni parola deve finalizzarsi "serve a". Troppi girano a vuoto: vuotaggine di lunghi discorsi, di tenaci antipatie, di inutili prescrizioni. Concretezza nelle valutazioni: cioè nel misurare le proprie forze e le proprie capacità, nel sentire il proprio limite. Con un'umiltà che non è ipocrisia, ma misura leale di sé. Concretezza nella propria Vita Spirituale: basata sulla parola di Dio, offertaci dalla Chiesa depositaria di un messaggio. Concretezza nella fedeltà ai comandamenti, traccia segnata da Dio per giungere a Lui. Concretezza nell'accostamento a Cristo concreto e vivo. Solo così si uscirà da pericolose forme di spiritualità a sfondo sentimentalistico di cui si sente ovunque una profonda minaccia. Concretezza nella scelta della professione: non sul presupposto del guadagno, ma del rendimento massimo delle proprie attitudini. Concretezza nei rapporti umani: evitando formule senz'aderenza alla realtà e trattando ogni uomo - dal primo all'ultimo - come Valore supremo e rispettando - sempre - le sue Idee, le sue attese. Ogni uomo - dal primo istante del suo apparire alla vita fino alla morte - non può essere considerato come mezzo, mai. La misura di ognuno è solo Dio. Senso del concreto nella risoluzione dei problemi sociali e politici non rimpiangendo ieri per sempre tramontati, né vivendo in attesa di miracolose palingenesi: bisogna vivere l'oggi e non il domani. Oggi bisogna dare pane e giustizia: non parlando di "un miracolo italiano" finché - di fronte ai pochi che stanno troppo bene - c'è una folla che vive in condizioni indegne dell'uomo, ma collaborando perché questo miracolo si estenda a sempre più vaste sfere.

Servizio

Da ultimo lo Scoutismo ha un'anima che guida e sostiene ogni suo pensiero ed atteggiamento: lo Spirito del "Servizio". La vita è posta sul piano della donazione, della comprensione degli altri. Il vero peccato è l'egoismo, in tutte le sue espressioni, come rifiuto all'amore. Tutta l'attività giovanile, dal Lupetto al Rover, tutte le Tecniche, tutto il progresso spirituale e fisico, è rivolto all'impegno di offrirlo, moltiplicato, agli altri. È il "Servizio" l'abito che qualifica lo Scout, sempre: giovane o adulto che sia. Nessuno può pensare un S. Francesco, senza il suo amore per la povertà, o un S. Giovanni Bosco senza l'amore per i giovani: così uno Scout gretto, avaro, meschino, è contraddizione inconcepibile. È appunto, ricchi di questi Valori di fondo, che dobbiamo avviare i giovani alla vita. Con questo bagaglio di Ideali che nessuna difficoltà o disillusione può spezzare. E che cosa trovano? La vita professionale: con i suoi inizi difficoltosi. L'adeguarsi ad un ambiente e a modi di pensare più disparati costa fatica. E poi lo scoprire il gioco delle raccomandazioni, delle camorre, dei protezionismi potrebbe rendere cattivi. Ottimismo: sicuri che il bene da ultimo vince, e travolge i piccoli uomini. Ottimismo contro il diffuso senso di critica acerba per ogni espressione di vita nazionale. C'è una stampa delittuosa, da questo punto di vista: per essa in Italia non c'è che corruttela e scandalo. Non si costruisce così un popolo: vicino a grandi miserie morali vi sono forze sane della nostra gente che vive del proprio lavoro. E ad essa dobbiamo guardare: e da essa verranno spinte valide di rinnovamento. Un altro aspetto dell'ingresso del giovane nella vita è il determinarsi della sua vocazione: familiare per i più. E per fondare una famiglia è necessario possedere una carica di ottimismo, di concretezza, di Servizio. Forse nei nostri Clan si parla troppo poco, o in termini troppo imprecisi dell'impegno che comporta la creazione di una famiglia. La convivenza può presentare talora aspetti pesanti, rivelare angolosità di carattere, remore nella libertà, ecc. Solo una ricchezza di ottimismo, uno Spirito che sa misurare le cose per quello che valgono, senza drammatizzare, può far uscire da situazioni che, maturando, potrebbero risultare drammatiche. Nella famiglia poi il Servizio trova un suo campo fecondo. L'amore tra i coniugi è saldo solamente se ciascuno si sforza di cercare ciò che piace all'altro, dimenticandosi. Servizio che si estenderà ai figli, cui donare il meglio di sé. E la famiglia tutta deve educarsi al Servizio: cioè deve prendere coscienza di essere cellula viva di un più vasto e vivo organismo, nel quale inserirsi con larghezza di vedute. Se può apparire triste l'egoismo individuale è certo più pericoloso quello familiare per le conseguenze decisive nella formazione dei figli e nella crescita insensibile dell'odio di casta. C'è infine un aspetto sociale che attende il giovane alla soglia della sua vita di uomo ed è la Chiesa. Si può essere praticanti senza essere inseriti nella vitalità della Chiesa: e sono i più: quelli per i quali i doveri religiosi sono un debito da pagare ogni domenica nel giro di mezz'ora, e il rapporto con i sacerdoti si riduce alla discussione sulle tariffe dei battesimi o dei matrimoni a seconda delle circostanze. Bisogna "credere" nella Chiesa: come il "tutto" del Cristo nel mondo: mistero perciò; cioè realtà più valida di ogni esperienza se pure posta al di là dell'esperienza. Mistero della Sua presenza e della Sua azione sulle anime, mistero dell'opera santificatrice dello Spirito Santo. Mistero che resta - come ogni sacramento - ascoso al di là dei segni e perciò la fede nella Chiesa è accompagnata dall'ottimismo che supera le piccole angolosità di piccole creature, da un contatto, concreto del divino oltre le apparenze, dallo Spirito di Servizio sopra la fragile ricompensa degli uomini. Servire la Chiesa: è l'impegno più alto cui ci ha educato lo Scoutismo. Servirla in umiltà, in nascondimento, in donazione totale: ovunque il Signore ci ha posto, nel modo che lo permette la nostra capacità. Questo Scoutismo di uomini adulti rimane valido al di là della nostra permanenza nell'Associazione. È stato affermato che lo Scoutismo forma solo "l'uomo del bosco": non è esatto. L'uscire dalla città per l'incontro con la Natura è parentesi per rientrare nel mondo dei nostri simili resi più semplici, più generosi e più decisi a donare: con un ottimismo che illumina la nostra azione, una concretezza che la dirige, e una volontà al Servizio che la qualifica. Nel 1922 al Congresso Internazionale dello Scoutismo mons. Chaptal disse: "Lo Scoutismo cattolico avanza, come tutti i grandi movimenti suscitati dalla Provvidenza per dare una risposta ai bisogni particolari di ogni epoca". Questa coscienza di una missione nel mondo moderno deve sostenere quanti dedicano forze all'Attività Scout: bisogna preparare uomini capaci di orientare la propria epoca. Per questo ci sembra attuale quanto scrive il canonico Cornette, fondatore degli Scout di Francia: "E se a questo disordine morale, flagello del nostro tempo, frutto di un rozzo materialismo che pretende di edificare una umanità dalla quale sarà esclusa ogni preoccupazione religiosa, lo Scoutismo cattolico contrappone un Ordine fondato sulla dedizione, la lealtà, il dominio delle passioni, la purezza, virtù che ispira la carità di Cristo, non sarà necessario affrettare con tutte le forze l'avvento di un tale Ordine?". È speranza ed augurio: un Ordine di uomini Scout per edificare un mondo migliore.