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I Liguri, i Celti e i Romani

Già in età neolitica il territorio di Colico fu certamente abitato, come testimoniano i reperti di asce litiche, rinvenuti nelle torbiere alla base del Forte di Fuentes, ove abbondava la fauna palustre ed il pesce. poi giunsero dal sud i Liguri nell'età del bronzo (di cui restano oggetti quotidiani e forse toponimi locali); i Celti (organizzati probabilmente in comunità rurali di carattere collettivista); infine i Romani nel II° secolo a.c., che inclusero le valli dell'Adda e del Mera nella "Regio XI Transpadana" e attribuirono queste terre al Municipium di Novum Comun (la Como attuale. Con il capoluogo i contatti avvenivano mediante navigazione sul lago; successivamente anche attraverso la strada imperiale Aurelia (strada "regia" o "regina") disegnata lungo la sponda occidentale del lago, ma forse anche con altra, meno battuta perchè più impervia, sulla sponda orientale, come potrebbero dimostrare i resti di una strada romana ritrovati a Curcio-Piantedo, ad Est di Colico

I Franchi ed i Longobardi

Dal VI secolo, al venir meno dei legami interni dell'Impero Romano, qui giungono dal nord i Franchi e poi i Longobardi (che pure lasciarono eredità di toponimi locali, mentre conservarono quasi intatta l'eredità di organizzazione della "curtis" romana (cascina o villa con cortile chiuso per le opere dell'azienda agricola). Con la larghe donazioni imperiali ed indubbia efficienza amministrativa prosperarono qui, da allora, anche istituzioni monastiche, come quelle di Curcio e la Corte, base anche politica del futuro sistema feudale fino al XII secolo. Dal 1200 Colico si erige a Comune, retto da istituzioni che oggi sarebbero forse definite quasi democratiche, cui partecipavano con diritto di voto tutti gli "estimati", cioè coloro che possedevo beni nel Comune.

Il Medioevo

L'importanza della posizione strategica di Colico si accresce sul finire del Medio Evo per le lotte continue tra i Signori della valli e quelli del lago, così che torri e fortificazioni vengono in quell'epoca costruite nei punti di passaggio (e alcune mostrano ancora le loro fondamento oggigiorno), le strade vengono talora sbarrate con porte murate.. Da Como a da Milano Azzone Visconti erige nel 1335 la sua Signoria in queste terre, ove nel XV secolo viene creata una Contea a difesa dei confini settentrionali del Ducato di Milano, anche in funzione anti Venezia, che manifestava allora pretese per una nuova via di transito dei suoi traffici verso le terre del Nord.

I Grigioni

Giungono nel 1512 i Grigioni dal Nord, a loro volta respinti da Francesi, mai poi cacciati dagli Spagnoli, nel 1521. Per lungo tempo il confine tra i Grigioni ed il Ducato di Milano (quali che ne fossero i padroni) si stabilisce proprio a mezzo del territorio di Colico, separando il centro comunale dal suo retroterra dal Pian di Spagna e delle valli più a Nord. Sono secoli di guerre continue tra le grandi potenze del tempo: Francesi, Spagnoli, Veneziani, Grigioni e infine Austriaci, che qui confrontandosi mantengono quasi perenne uno stato di guerra e di pericolo, che gravemente deprime l'economia locale. Il Forte di Fuentes, già ricordato, è una testimonianza memorabile di quel clima bellico; una enorme fortezza che dominava il lago e le valli, spesso assediata dai nemici sopraggiunti e alla fine distrutta (nel 1976 per ordine di Napoleone)

I Valtellinesi ed i Lanzichenecchi

Poi fu la rivolta del Valtellinesi contro i Grigioni (il "sacro macello") del 1620) e subito dopo la discesa da quelle valli del Lanzichenecchi con le truppe Imperiali, a portare distruzione e peste anche in queste contrade (la stessa peste che il Manzoni descrisse a Milano nei suoi "Promessi Sposi"). Dopo le guerre e il passaggio delle truppe, permaneva sempre su questi territori vallivi e lacustri il peso di una fiscalità onerosa, imposta da chi volta a volta comandava nelle città vicine. Così le terre meno redditizie venivano spesso abbandonate e iniziava una fase migratoria che si farà più intensa nei secoli successivi. Per tutti questi fenomeni, il declino demografico è una testimonianza chiara; nel 1599 Colico conta 850 abitanti, un secolo dopo ne sono rimasti 559.

Le risorse: Le Colture

Si diffonde in quest'epoca la viticoltura. Il Catasto Teresiano, imposto dagli Austriaci nel 1760, propone una più equa tassazione tra terre di pianura e terre di montagna. Le colture sui pendii montani erano preferite a quelle del piano per sfuggire ai pericoli della malaria che infestava le paludi intorno al Pian di Spagna e al Pian di Colico; inizia così un dissennato disboscamento dei declivi sopra Colico che rende l'intero territorio soggetto a smottamenti e inondazioni da parte dei torrenti.

Si poneva, dunque, con chiarezza il problema della bonifica, affrontato nel 1779 dagli Austriaci che, con decreto, concederanno ai provati i terreni incolti o paludosi. Diminuiscono le malattie, aumentano le terre coltivate e si costruiscono abitazioni più salubri.

Le conseguenze demografico sono che la popolazione di Colico nel 1805 era di 1200 abitanti, già salita nel 19831 a 1931.

L'annessione della Valtellina alla Repubblica Cisalpina nel 1796 con lo spostamento definitivo del confine politico tra Lombardia e Grigioni molto più a Nord, cancella l'antica divisione propria del territorio di Colico tra due Stati separati, spesso tra loro ostili; si allontanano i mercati svizzeri, ma la convergenza dell'economia valtellinese verso la pianura, restituisce a Colico l'importanza di via privilegiata nelle comunicazioni con Lecco, Como e Milano.

I Trasporti

Per iniziativa di Giuseppe II d'Austria veniva avviava una riorganizzazione delle comunicazioni stradali in tutto l'Impero Austro-Ungarico con il piano stradale del 1775. La Repubblica Cisalpina confermò questa politica; vennero incrementate nuove strade verso Chiavenna e Sondrio, mentre verso sud il lago restava ancora la via principale di comunicazione, dato che la "strada regina" sulla sponda occidentale non era interamente carrozzabile, mentre su quella orientale vi erano solo sentieri.

La grande novità fu, nel 1826, l'istituzione della navigazione a vapore con i battelli che approdavano e partivano da Colico. Era la prima, evidente, apparizione sul territorio della Rivoluzione Industriale, che già aveva prodotto sconvolgimenti sociali in Centro Europa e nella pianura a nord di Milano.

Altra grande novità è l'apertura, nel 1831, della strada militare (presto aperta anche ai civili), tra Lecco e Colico. Ben 11 gallerie furono necessarie per realizzare l'opera, che permise una diretta connessione stradale tra le varie località Mandello, Varenna, Bellano, aprendo le bellezze dei luoghi alla nascente borghesia industriale della Padania.

Veniva a chiudersi, per Colico, una lunga fase storica dominata dal prevalente localismo. Si apriva, invece, un nuovo periodo di dialogo commerciale, culturale e politico con le valli a a Nord, ma soprattutto verso i centri meridionali del lago e con tutta la Lombardia Padana.

L'Urbanistica

La nuova strada costiera ed il Porto influirono anche sulla struttura urbanistica di Colico, tendente a valorizzare le Zone a Lago. Nei terreni agricoli prevalevano le grandi proprietà (quella che ospita il Campo Scuola), come nella penisola di Olgiasca (entrata a far parte del Comune di Colico in epoca Napoleonica con i beni dell'antichissimo Priorato di Piona, dapprima incamerati dalla Repubblica Cisalpina e poi passati in mano a provati).

A monte , invece, prevalevano (e tuttora prevalgono), le microproprietà, con colture promisque fino al limite dei boschi, verso il Monte Legnone. L'urbanistica sarà influenzata anche dalla nascente industria (filande a Colico, ferriere a Bellano e Dongo). L'agricoltura resterà comunque la fonte prevalente di reddito famigliare ancora per tutto l'800.

Il Turismo

Si affaccia, alla fine dell'800 perfino il turismo, soprattutto d'oltralpe, che si giova delle diligenze Federali Svizzere attraverso Valchiavenna e Valtellina, per proseguire poi attraverso il Lago fino a Como o Lecco e di lì approfittare delle Ferrovie dell'Alta Italia per Milano, Venezia e per il Sud Italia.

Poco dopo, l'apertura della ferrovia Lecco - Sondrio e Chiavenna darà nuovo impulso a tutte queste attività, come già segnala una guida turistica del lago di Como del 1899.

La Tecnologia

Siamo all'inizio del nostro secolo. Le innovazione tecnologiche si susseguono con rapidità crescente, spostando l'interesse economico, prima dall'agricoltura all'industria, poi verso tutti i settori terziari. Gradualmente si diffonde un certo benessere, testimoniato dal miglioramento della situazione edilizia e sanitaria già nei primi decenni del secolo, ma gli scarsi redditi agricoli inducono ancora, per qualche tempo, a flussi migratori importanti, anche verso l'estero; più tardi al pendolarismo verso centri vicini di più vivace industrializzazione.

L'Industria

E' soprattutto nel secondo dopoguerra che anche a Colico attecchisce l'industria, che conta, all'inizio degli anni '90, ben una cinquantina di piccole e medie imprese, per le lavorazioni più diverse, quasi tutte localizzate nella parte pianeggiante del Comune e omai in grado di utilizzare via di trasporto stradali sempre più efficienti e trafficate. Il turismo lacustre e quello montano danno nuovo impulso al nostro territorio, transito privilegiato dei Milanesi verso le nevi e il Sole della Valtellina, della Valchiavenna e della Svizzera.

E' proprio nei primi anni del dopoguerra che gli Scout scoprono Colico e il suo mitico "Campo Scuola", ove tanti impareranno a diventare Capi di altri Scout, in uno stile di vita che difficilmente ciascuno di loro potrà dimenticare, anche da adulto.

Il laghetto di Piona a Montecchio Sud,

sullo sfondo le cime della Val Codera

e della valle dei Ratti